giovedì 20 dicembre 2012

Grazie Ernest!

L'Ernest che tutti i pamplonesi ringraziano, soprattutto i pamplonesi che traggono guadagno dai Sanfermines, è Ernest Hemingway. Grazie a lui e al suo romanzo "Fiesta", la festa, appunto, di San Fermín è diventata internazionale, conosciuta in tutto il mondo.

Fiesta racconta la storia di un gruppo di amici americani che decidono di assistere alla festa della città di Pamplona che noi conosciamo molto bene. Nel gruppo, decisamente a suo agio tra i fiumi di vino e birra, i locali, i balli, i festeggiamenti e gli eccessi, iniziano a nascere i primi dissapori che rompono l'armonia tra di loro. La colpevole di queste gelosie è Brett che prima suscita scalpore tra gli ex amici uomni, poi si innamora di un giovane matador e decide di scappare con lui alla fine della festa.

Nel romanzo ha riportato anche la tragedia della prima vittima dei tori durante l'encierro, accaduta nel 1924, durante la sua seconda partecipazione. La racconta come se stesse facendo una cronoca, senza coinvolgimento, forse per rispecchiare il suo stesso frastuono, indeciso tra lo sdegno e l'adrenalina.

Hemingway si è ritrovato a Pamplona per la prima volta il 6 luglio 1923, proprio il giorno dell'apertura dei Sanfermines. Questo evento deve averlo immensamente colpito, affascinato dalla città e dal clima che si respirava in quei giorni, si è talmente innamorato di questa festa da tornarci altre otto volte, fino a poco prima del suo suicidio. 

Pare evidente quanto sia stata fondamentale, per la sua vita e la sua carriera, la scoperta di questa tradizione spagnola anche se altrettando importante è stato l'apporto dello scrittore alla notorietà e all'esportabilità della festa. I pamplonesi sono fieri dell'incontro con Hemingway, della sua ammirazione e del suo attaccamento alla città, tanto da avergli dedicato un percorso, la "ruta Hemingway" che attraversa il centro di Pamplona passando per le vie e i locali frequentati dall'autore, fino al museo a lui dedicato. Per sapere altri dettagli della vita pamplonese di Ernest Hemingway, potete leggere questa pagina, magari con l'aiuto di un traduttore visto che è scritta in lingua spagnola. 



Fonte: www.sanfermin.com

animalisti VS tradizionalisti

Abbiamo detto che si tratta di una festa controversa, che ha suscitato polemiche in più di un'occasione. Ovviamente, quando si parla di tori e di corride, non si può non accennare alle numerose ed anche accese proteste degli animalisti. 

Animalisti che si lamentano per la violenza esercitata sui tori, poveri animali che hanno tutto il diritto di vivere in pace liberi nei prati. Il concetto di animalista spesso si associa automaticamente a quello di vegetariano, molti lo sono senz'altro, ma non si tratta di due sinonimi. La violenza nei confronti dei tori è indubbia, vengono feriti con le lance, si strappano loro coda e orecchie, il sangue che scorre non è certo finto. La violenza va distinta dalle abitudini alimentari.

Animalisti VS tradizionalisti, dall'altra parte si difende una tradizione che è propria della Spagna, si dice che la modernità non può soppiantare in tutto e per tutto le origini di un popolo che certamente non si può definire violento. Si difende la professione, si difende la storia. 

Mi chiedo soltanto: e se invece del toro la corrida si facesse con un cucciolo di Labrador?


Fonte: www.libero.it


L'incubo del riau-riau

Come è stato già anticipato, si tratta di una festa controversa che ha creato non pochi problemi nel corso degli anni. Polemiche per vari motivi, dal pericolo della corsa davanti ai tori alle proteste per la violenza delle corride, fino a un evento che da tanti è stato dimenticato: il riau-riau, una tradizione celebrata solo fino al 1996 quando è stato sospeso definitivamente. 

Il riau-riau consisteva nell'accompagnare fino al palazzo comunale il gruppo politico cittadino e ospite, gli incidenti che si sono verificati sono stati quindi su base politica. Nel 2012 si è provato a recuperare questa tradizione ma a nulla è servita la scorta di agenti e poliziotti,la rissa è iniziata comunque, da parte di un piccolo gruppo ma comunque sufficiente a costringere il sindaco di Pamplona a fermare la realizzazione della tradizione.  Un poliziotto è stato ferito da una bottiglia di vetro lanciata dalla folla.

Ci saremo talmente modernizzati da dimenticare le tradizioni? Speriamo che si tratti di un unico caso isolato.



Fonte: www.diariodenavarra.es



venerdì 14 dicembre 2012

Pobre de mí

E dopo una settimana di corse, corride, bevute, festeggiamenti, alla mezzanotte del 14 luglio tutto finisce.

Turisti e pamplonesi sono pronti all'ultimo saluto nella piazza del Ayuntamiento, il sindaco esce dal bancone del comune per annunciare la fine della festa, ringrazia i presenti per la partecipazione ai festeggiamenti in onore di San Fermín e li invita a partecipare anche l'anno seguente. 

L'atmosfera è meravigliosa, i lampioni sono spenti ma ognuno regge in mano una candela accesa a creare un ambiente caldo, accogliente, già nostalgico.

La festa è quasi finita, la platea intona il canto finale, il Pobre de mí, e si prepara per l'ultima notte di baldoria prima del rientro alla normalità del giorno successivo.



Pobre de mí, anno 2010


« Pobre de mí, pobre de mí, que se han acabado las fiestas de San Fermín. Pobre de mí, pobre de mí, que se han acabado las fiestas de San Fermín. »

 « Povero me, povero me, che sono finite le feste di San Firmino. Povero me, povero me, che sono finite le feste di San Firmino. »



Ore 8:00. Si parte!!!

7 di luglio, ore 8:00, si sente uno sparo, via!!! 
Ecco che inizia il primo encierro, i cancelli si aprono, i tori partono. Tutti i partecipanti alla festa corrono, scappano, devono riuscire a percorrere gli 825 metri di viette che li separano dalla plaza del Ayuntamiento senza essere incornati. 

Talvolta qualcuno non ce la fa, si ferisce, viene calpestato, ci sono stati anche decessi. Spesso tra i turisti meno esperti, che magari avevano passato la notte tra i festeggiamenti, bevendo, cantando e ballando, in teoria non si potrebbe partecipare se non completamente sobri ma... si sa come vanno queste cose...

Prima delle fatidiche 8:00 ci si posiziona lungo il percorso, la polizia forma cordoni di controllo e verifica le condizioni della strada, i più esperti si armano di giornali arrotolati e si posizionano vicino ai tori per guidarli, la maggior parte si prepara alla sola corsa. 
In media la mandria composta da sei tori e otto buoi impiega quattro minuti a percorrere il tragitto, a circa 25 chilometri all'ora. All'arrivo verrano rinchiusi nel recinto dell'arena, dove si svolgerà la corrida del pomeriggio.

Se vuoi godere dello spettacolo ma temi per la tua incolumità, devi arrivare prima delle 6 e prendere posto sulla recinzione esterna, oppure puoi chiedere ospitalità sul balcone di una casa di un pamplonese, se invece non ti vuoi muovere dal divano, puoi sempre seguire la diretta di TVE.
Ma questo è il solo il primo encierro, ogni mattina, per 8 giorni, si ripeterà questo rito, pericoloso, folcloristico, violento, pittoresco, sicuramente della tradizione.



Ecco il primo encierro del 7 luglio 2012.



lunedì 10 dicembre 2012

Kukuxumusu

Sembra una parolaccia, in realtà non è altro che un'azienza della città di Pamplona che realizza magliette, cartoline, portachiavi e ogni genere di souvenir, nata grazie alla festa di San Firmino. 

Disegni che sicuramente conosciamo tutti, i piccoli tori stilizzati ma anche altri animali come pecore, mucche, sono ormai diventati famosi in tutto il mondo anche se non sappiamo da dove vengono. Se ancora non avete capito di cosa stiamo parlando, sappiate che sono di kukuxumusu tutti i disegni che trovate in questo blog.

Le orgini di kukuxumusu risalgono al 1989, quando tre amici di Pamplona: Gonzalo, Koldo e Mikel hanno deciso di provare a raccattare qualche soldo per potersi pagare i festeggiamenti per la festa di San Firmino. Hanno stampato un po' di magliette con disegni divertenti legati all'encierro e le hanno vendute. Il successo è stato immediato, sia a Pamplona che nelle città vicine, portandoli ad allargare il loro giro di vendite a tutta la Spagna proponendo, di conseguenza, anche altri disegni diversi da quelli originali per i Sanfermines.
Kukuxumusu vende adesso in negozi propri in molte città della Spagna ma si può trovare merce anche nei negozi in rete, a partire dal loro sito ufficiale che contiene addirittura una piattaforma televisiva che troverete tra i link consigliati.

Insomma, hanno iniziato pensando di pagarsi qualche birra per i festeggiamenti e hanno finito per diventare ricchi e famosi, complimenti!!!
Ma perché proprio questo nome impronunciabile?
Kukuxumusu significa "bacio di pulce" infatti in lingua basca kukuxu significa pulce e musu, bacio. La lingua euskera era essenziale, mai Gonzalo, Koldo e Mikel avrebbero tradito le loro origini, ma la scelta del nome è senz'altro particolare, una scelta che va contro ogni strategia di marketing. Hanno infatti deciso di utilizzare un nome difficile da pronunciare, perché così come è difficile da pronunciare, lo è anche da dimenticare.

Fonte: www.kukuxumusu.com